Devo ringraziare Sandrone Dazieri (e una persona a me cara per avermi consigliato il suo libro) per avermi fatto capire che gli scrittori italiani non sono bravi, no...sono bravissimi!
Già perchè da sempre nutro un certo
scetticismo sulla letteratura contemporanea italiana, e vi dirò che
non ho idea da dove parta questo mio pregiudizio dal momento che in
realtà il thriller che si merita il primo posto nella mia top ten è
proprio italiano, l'unico ed inimitabile “Io uccido” dello
straordinario Faletti, non ho mai più letto un romanzo alla sua
altezza, però questo ci si è un po' avvicinato.
Mi ci è voluto un po' per convincermi
a leggere “Uccidi il padre”, quando ho letto che è ambientato a
Roma ed in altri luoghi d'Italia mi è passata proprio la voglia, forse perchè non voglio
associare la mia terra a fatti così drammatici o forse perchè
quando mi immergo in una lettura voglio estraniarmi dalla realtà e
non mi piace immaginare delle atmosfere troppo familiari. Alla fine,
dopo un estremo tentativo di auto-convincimento, mi sono decisa a prenderlo in mano e mi
ringrazio da sola per averlo fatto perchè mi si sono aperte delle
nuove realtà (tutto questo è riferito al libro naturalmente!!!).
La storia mi ha appassionato fin da
subito, immediatamente, e dopo poche pagine mi sono fatta trascinare
all'interno di una Roma vista certamente con occhi diversi rispetto
alla visione che conosciamo. Eppure il modo di scrivere di Dazieri è
talmente scorrevole e asettico che non te lo ricordi nemmeno che si
tratta proprio di uno scrittore italiano (la stessa cosa mi è
accaduta con il sopracitato Faletti ma anche con Marcello Simoni che
tratta un altro tipo di narrativa ma è altrettanto sublime nel modo
di scrivere...già! Non ricordavo di aver letto con immenso piacere
anche i suoi romanzi!).
Devo ammettere di essermi affezionata
ai due protagonisti, Dante e Colomba, ognuno con il suo carico di
disturbi emotivi dovuti a traumi del passato, personaggi secondo me davvero
riusciti e ben delineati, tanto che alla fine ti sembra quasi di
averli conosciuti.
Leggendo questo romanzo non ci si
annoia di certo, non ho trovato un solo momenti di stasi, una pausa
che facesse rallentare la lettura, no. Gli eventi si susseguono
incessantemente, portandoti a credere ciò che l'autore vuole farti
credere in ogni momento fino alla fine.
Però...però...qualche difetto
purtroppo l'ho trovato anche qui, proprio nel finale. Purtroppo
infatti l'epilogo secondo me non è stato del tutto inaspettato,
probabilmente per chi è alle prime armi con testi di questo genere
la scoperta del responsabile di tutti i delitti che si spargono tra
le varie pagine, può essere una sorpresa ma per i thriller-addicted
non credo proprio. Senza svelare troppo vi dico che io ci sono
arrivata abbastanza facilmente e questo ovviamente mi ha tolto quello
che è il “piacere” intrinseco dello scegliere questo tipo di
romanzi.
Per il resto non posso far altro che
fare le mie lodi all'autore, bravo Sandrone Dazieri!
E dopo un esame di coscienza voglio
dedicarmi a scoprire qualche altro bravo artista di casa nostra, mi
sono già procurata “Il suggeritore” di Donato Carrisi su cui si
sprecano i giudizi positivi.
Vi saprò dire cosa ne penso, se
intanto avete qualche consiglio da darmi sarà sicuramente gradito.
GENERE: Thriller
VOTO: 9
TRAMA
GENERE: Thriller
VOTO: 9
TRAMA
Un bambino è scomparso in un parco alla periferia di Roma. Poco lontano dal luogo del suo ultimo avvistamento, la madre è stata trovata morta, decapitata. Gli inquirenti credono che il responsabile sia il marito della donna, che in preda a un raptus avrebbe ucciso anche il figlio nascondendone il corpo. Ma quando Colomba Caselli arriva sul luogo del delitto capisce che nella ricostruzione c'è qualcosa che non va. Colomba ha trent'anni, è bella, atletica, dura. Ma non è più in servizio. Si è presa un congedo dopo un evento tragico cui ha assistito, impotente. Eppure non può smettere di essere ciò che è: una poliziotta, una delle migliori. E il suo vecchio capo lo sa. Per questo le chiede di lavorare, senza dare nell'occhio, al caso e la mette in contatto con Dante Torre, soprannominato "l'uomo del silos", un esperto di persone scomparse e abusi infantili. Di lui si dice che è un genio, ma che le sue incredibili capacità deduttive sono eguagliate solo dalle sue fobie e paranoie. Perché da bambino Dante è stato rapito e, mentre il mondo lo credeva morto, cresceva chiuso dentro un silos, dove veniva educato dal suo unico contatto col mondo, il misterioso individuo che da Dante si faceva chiamare "Il Padre". Adesso la richiesta di Colomba lo costringerà ad affrontare il suo incubo peggiore. Perché dietro la scomparsa del bambino Dante riconosce la mano del "Padre". Ma se è così, perché il suo carceriere ha deciso di tornare a colpire a tanti anni di distanza? E Colomba può fidarsi davvero dell'intuito del suo "alleato", o Dante la sta conducendo a caccia di fantasmi?
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